LA COLPA DI UN INNOCENTE, ASSOLTO DOPO 33 ANNI DI RECLUSIONE

Pubblicato il 29 gennaio 2024 alle ore 12:16

La vicenda di beniamino zuncheddu  e' una di quelle storie che turbano le coscienze e ci inducono a riflettere su quanto il nostro sistema inquisitorio sia purtroppo, a volte, ancora troppo poco obiettivo e vada ad assecondare le convinzioni di chi indaga piuttosto che l'oggettivita'  dei fatti.

La strage del sinnai

TUTTO EBBE INIZIO NEL GENNAIO DEL 1991 QUANDO ALL'INTERNO DI UN OVILE DEL SINNAI SI CONSUMò UN ORRIBILE TRIPLICE OMICIDIO. AD ESSERE UCCISI FURONO TRE PASTORI: gESUINO FADDA, SUO FIGLIO GIUSEPPE E IGNAZIO PUSCEDDU. A FEBBRAIO FU  TRATTO IN ARRESTO PER QUESTO REATO L' ALLORA 26ENNE BENIAMINO ZUNCHEDDU GRAZIE ALLE PAROLE DEL SUPERTESTIMONE LUIGI PINNA, QUARTA VITTIMA SOPRAVVISSUTA AL MASSACRO. FU COSì CHE, BASANDOSI SOPRATTUTTO SULLA TESTIMONIANZA DI pINNA,  BENIAMINO, NONOSTANTE URLASSE A GRAN VOCE LA SUA INNOCENZA, FU CONDANNATO NEL GIUGNO DEL 1992 A SCONTARE L'ERGASTOLO. 

LA TESTIMONIANZA DI PINNA

la prima dichiarazione del superstite fu quella di non poter riconoscere l'aggressore in quanto questi aveva travisato il volto con una calza di nylon come passamontagna, tuttavia pinna cambiò versione ed accusò zuncheddu per quanto accaduto da un lato per la rivalità che vi era fra le due famiglie ma soprattutto per le parole del poliziotto mario uda. infatti durante le indagini preliminari e prima del riconoscimento l'agente mostrò a pinna una foto di beniamino indicandolo come colpevole. 

il processo di revisione

nel 2020 il legale di zuncheddu sulla base di nuove prove ha chiesto la riapertura del processo, proprio in virtù dei nuovi fatti acquisiti dallo scorso 25 novembre zuncheddu era ritornato in libertà  in attesa della sentenza giunta il 26 gennaio 2024 che ne ha attestato la sua assoluzione.

le prime parole di beniamino

"In carcere mi dicevano sempre 'se ti ravvedi ti diamo la libertà'.Ma di cosa mi devo ravvedere se non ho fatto niente? Perché non ho accettato? Perché non ho fatto niente. Non provo rabbia. Ho sempre sognato che arrivasse questo momento, dal primo giorno. Mi sento di dover dire grazie al partito radicale, a chi mi sta intorno, ai miei familiari, al mio paese. allora desideravo avere una famiglia, costruire qualcosa, essere un libero cittadino come tutti. Trent'anni fa ero giovane, oggi sono vecchio. Mi hanno rubato tutto. Adesso mi riposerò, almeno mentalmente. Quando ero in prigione la fede teneva alta la mia speranza. Essere libero è una cosa inspiegabile. Il momento più brutto è stato quando mi hanno arrestato. Il più bello quando mi hanno liberato. Non so dire come immagino la mia vita ora. Adesso, da uomo libero, voglio curarmi,  perché sto troppo male. Non provo rabbia perché sono vittime anche le persone che mi hanno accusato, non è colpa loro. Ma del poliziotto che fa parte della giustizia, dell'ingiustizia".

A parte la profonda amarezza per questa vicenda mi sento di condividere le parole della garante sarda irene testa: "Gli e' stata rubata la vita, almeno il risarcimento sia rapido"

 

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